Alla luce del fatto che l’oro è fra i materiali più pesanti, dobbiamo ricostruire le caratteristiche della sua presenza in un fiume o in un torrente, per comprendere come si comporta e dove si deposita.

Ricorreremo a un semplice esempio, quello di una pista di biglie da spiaggia, con le sue curve, i suoi rettilinei, i suoi ostacoli ecc. Se provassimo a lanciarvi una biglia di plastica, una di vetro e una d’acciaio, vedremo la prima sorvolare gli ostacoli, la seconda bloccarsi, probabilmente a metà di una curva e la terza fermarsi prima di qualsiasi ostacolo.

È ciò che accade anche in un fiume: la forza del tiro è quella della corrente; i rettilinei, le curve e gli ostacoli sono quelli creati dalla conformazione del territorio; le biglie sono le particelle d’oro, disponibili, purtroppo, non in sfere ma sovente in pagliuzze o pepite...

La forza varia in base al livello idrico, che un protratto periodo di piogge porta in genere ad aumentare.

Percorso ipotetico che farebbe l'oro in un tratto di fiume

Gli ostacoli che chiamiamo trappole sono quei punti del torrente o del fiume che in virtù della loro struttura riescono a imprigionare l’oro.

Qualche esempio: un grosso masso che crea dietro di sé un effetto mulinello; alberi con radici semi emerse che fungono da rete; crepe nella roccia dove l’oro si può incastrare.

Quando sarete sul posto dovrete esaminare la zona come se fosse la scena di un delitto, guardarvi in giro e sulla base degli indizi che il terreno vi fornisce, immaginare dove può essersi depositato dell’oro.

Esempio di trappola dietro a un masso

A beneficio del cercatore è utile distinguere tra macroricerca e microricerca.

La macroricerca è quella condotta attraverso siti internet che rivelano tracce di oro in determinate località (nel fiume Ticino trovato oro, trovato anche nell’Elvo, miniere abbandonate, ecc. ecc.).

La presenza dell’oro è certa in tutto il Nord Italia.

Nelle ricerche ci si può inoltre basare su cenni storici di epoca romana o medievale, o documenti dell’epoca dei Savoia o di quella del Barbarossa. (in determinate zone i sovrani concedevano licenze di estrazione), oppure su leggende locali (il contadino dell’alpeggio pagava i fiaschi di vino con pepite d’oro).

Interessanti indizi si possono reperire anche attraverso mappe geologiche, studi universitari o indagini comunali.

Individuato un torrente o un fiume riguardo al quale si è verificata l’effettiva presenza di oro, si passa alla microricerca.

Tale ricerca non è altro che la verifica del punto più adatto nel torrente o nel fiume in cui iniziare gli scavi.

Verificando dove era situato il fronte estremo del ghiaccio in epoca glaciale si può capire da quale punto il torrente del ghiacciaio ha iniziato a scavare, e dunque a depositare oro nel suo alveo.

Scavando in un punto del torrente troppo a monte si rischia di non trovare nulla, perchè in quell’area c’era soltanto ghiaccio e quindi l’acqua non ha potuto modellare il materiale; scavando invece alla fine del torrente, poco prima della sua immissione nel lago, nel mare o in un altro fiume, si rischia di trovare pagliuzze troppo piccole, perché eccessivamente lavorate, o di non trovare pressoché nulla, per la presenza più a monte di chiuse o dighe, che alterano l’alveo.

Bisogna perciò trovare il giusto equilibrio saggiando il terreno in loco.

Oggi abbiamo la fortuna di poter utilizzare le immagini fornite dai satelliti, grazie alle quali possiamo seguire l’evoluzione storica del torrente, così da poter individuare aree che, dilavate dal fiume, evidenziano zone interessanti per lo scavo.

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